- Introduzione Introduzione
- Perché molti giovani vogliono parlarne ma non sanno come farlo Perché molti giovani vogliono parlarne ma non sanno come farlo
- Perché è difficile parlare di sesso con i genitori Perché è difficile parlare di sesso con i genitori
- Quando e come iniziare a parlare di sesso con i genitori? Quando e come iniziare a parlare di sesso con i genitori?
- Costruire un dialogo generazionale Costruire un dialogo generazionale
- Cosa fare se il dialogo non è possibile Cosa fare se il dialogo non è possibile
- Parlare di sesso è parlare di rispetto, salute e libertà Parlare di sesso è parlare di rispetto, salute e libertà
Parlare di sesso con i genitori è qualcosa che molti ragazzi e ragazze vorrebbero fare, ma che raramente accade davvero.
Non perché manchi la curiosità o il bisogno: al contrario, oggi gli adolescenti crescono in un mondo dove la sessualità è ovunque e proprio per questo sentono l’esigenza di confrontarsi con qualcuno di fidato.
Spesso, però, quel confronto con chi ci ha cresciuto si ferma prima ancora di iniziare.
Un po’ per imbarazzo, un po’ per paura, un po’ perché in casa non c’è mai stato un vero spazio in cui parlare liberamente di emozioni, corpi, relazioni. E così si rimane con tante domande, e poche risposte.
Questo articolo nasce per chi si è trovat* almeno una volta davanti alla domanda: “Come faccio a parlarne con i miei?”.
Proveremo a capire insieme perché è così difficile rompere il ghiaccio, cosa ci frena davvero e quali alternative ci sono quando il dialogo in famiglia sembra impossibile.
Perché la sessualità non è solo una parte della crescita: è una parte della vita. E come tutte le cose importanti, merita parole giuste, tempi umani e qualcuno disposto ad ascoltare senza giudicare.
Perché molti giovani vogliono parlarne ma non sanno come farlo
Sempre più ragazzi e ragazze sentono il bisogno di parlare di sesso con i propri genitori.
Non perché vogliano delle “lezioni” teoriche, ma perché cercano qualcuno di fidato con cui confrontarsi, chiarire dei dubbi o semplicemente sentirsi meno soli.
In un mondo dove la sessualità è ovunque, nei social, nelle serie TV, nei meme, può sembrare paradossale che ci siano ancora così tante difficoltà a parlarne in famiglia.
Eppure, succede, ogni giorno.
Nella sovrabbondanza di contenuti è facile perdersi e fare fatica a distinguere tra chi offre informazioni affidabili sulla sessualità e chi alimenta dubbi.
È proprio da questa incertezza che nasce la spinta a cercare nei genitori una voce diversa: qualcuno che non li giudichi, che sia in grado di ascoltarli e guidarli senza imbarazzo.
Il punto, però, è che quel dialogo spesso resta solo un desiderio.
I motivi sono tanti: la paura di “fare una figuraccia”, il timore di essere fraintesi o semplicemente il non sapere da dove cominciare.
E così il bisogno di confronto si blocca. Resta lì, in silenzio, magari trasformandosi in senso di inadeguatezza o vergogna.
Ma il desiderio di parlarne non è solo una questione di curiosità.
Ha a che fare con il bisogno di sicurezza, di sentirsi vist* e accettat* per ciò che si prova.
La sessualità, infatti, non è solo un fatto fisico, ma coinvolge emozioni, relazioni e identità.
Quando un* giovane cerca un dialogo con un genitore, sta chiedendo molto di più: sta cercando un* alleat* nel capire sé stess*.
Perché è difficile parlare di sesso con i genitori
Molti giovani vivono un vero e proprio cortocircuito quando provano ad aprire un dialogo con i genitori sulla sessualità.
Spesso, si scontrano con un peso culturale profondo: parlare di corpi, desideri e piacere in famiglia è ancora avvolto da un forte tabù tramandato da generazioni passate.
A scuola la questione diventa ancor più delicata, dato che in Italia l’educazione sessuale non è obbligatoria, lasciando spesso i giovani con idee frammentarie e incomplete.
Il silenzio sugli organi genitali o sul consenso insegna indirettamente che certi temi sono “off limits”, generando vergogna e senso di colpa.
Questo silenzio familiare è spesso alimentato da imbarazzi reciproci: molti genitori non hanno mai parlato di sessualità con altri adulti e, sentendosi inadeguati, faticano a trovare le parole o temono di fare errori.
In questo senso, il dialogo tra genitori e figli aiuterebbe notevolmente la salute sessuale degli adolescenti, ma invece molti adulti evitano la conversazione perché incerti su come gestirla.
Nei casi peggiori, alcuni genitori rispondono con frasi evasive o minimizzanti tipo “ne parleremo più avanti”, interrompendo sul nascere qualsiasi possibilità di confronto.
A complicare il quadro ci sono i ruoli familiari rigidi: spesso la figlia cerca di parlare con la madre, il figlio con il padre, ma quei dialoghi faticano a partire.
In molte famiglie, la paura di infrangere confini gerarchici tra padre e figlio o madre e figlia blocca qualsiasi scambio autentico.
Il risultato è che il silenzio non protegge, ma al contrario genera disinformazione e solitudine.
Senza un confronto autentico, i ragazzi restano esposti ai rischi: comportamenti privi di informazione preventiva, sensi di inadeguatezza, vulnerabilità emotiva.
Superare questo blocco non significa solo aprire una conversazione, ma restituire al dialogo il valore di cura, rispetto e crescita reciproca.
Quando e come iniziare a parlare di sesso con i genitori?
Aprire una conversazione sulla sessualità non richiede un momento perfetto, ma è importante scegliere un contesto tranquillo e privo di tensione: una passeggiata, un’uscita in macchina senza distrazioni, o anche mentre si guarda insieme una serie o un film che sfiori temi romantici o sessuali.
Il tono ideale è calmo, sincero e rispettoso: non è necessario usare termini tecnici né drammatizzare, ma neanche banalizzare.
Si può creare la situazione adatta con domande aperte e personali come “Tu come hai vissuto la tua adolescenza?” o “A chi ti rivolgevi quando avevi dei dubbi?”.
Queste frasi facili ma significative aiutano a rompere il ghiaccio e a invitare il genitore a condividere esperienze, senza giudizi o lezioni.
Non esiste un’età “giusta”, l’importante è la disponibilità ad iniziare. Quindi, non serve aspettare che arrivi la prima cotta o il primo bacio per parlare: si può iniziare con temi più generici come i sentimenti, la fiducia, le relazioni.
Progressivamente, si può approfondire, passare dagli affetti all’affettività, fino a toccare argomenti più specifici, come il consenso, le emozioni legate al corpo, i dubbi legati al desiderio.
In sintesi, il consiglio è di trasformare il “big talk” in tanti piccoli discorsi spontanei nel quotidiano, riconoscere la difficoltà che entrambi, genitori e figli, possono provare, e non scoraggiarsi se la prima volta appare imbarazzante.
L’atto stesso di iniziare è già un grande passo verso una relazione più autentica, rispettosa e consapevole.
Costruire un dialogo generazionale
Per creare un vero dialogo tra genitori e figli sulla sessualità, serve fare un passo in più: non basta “parlare di sesso”, bisogna smettere di farlo con l’obiettivo di controllare o correggere e iniziare a farlo con il desiderio di comprendere.
La sessualità, infatti, non è solo un fatto biologico o legato alla prevenzione. È anche relazione, cultura, emozione, identità e parlarne insieme significa educarsi, da entrambe le parti, a valori come il rispetto, il consenso, la libertà e l’autenticità.
Per riuscirci, però, serve lasciar andare i ruoli rigidi: non il genitore che “spiega” e il figlio che “assorbe”, ma due persone che si ascoltano.
Un’educazione sessuale sana è basata sul dialogo reciproco, sull’inclusività e sulla creazione di un ambiente sicuro, dove ognuno può esprimersi senza sentirsi giudicato.
E se i genitori non sono abituati a questo tipo di conversazione? Possono imparare.
Nessuno nasce “pronto” a parlare di sessualità in modo libero e rispettoso. Ma come ogni competenza relazionale, anche questa si può costruire.
Il primo passo è ammettere che non serve avere tutte le risposte, basta volerle cercare insieme.
Un dialogo generazionale funziona quando si crea uno spazio neutro, dove anche gli errori si possono dire e correggere. Dove un figlio può dire “non ho capito” e un genitore può dire “non lo so, cerchiamo insieme”.
È in questo tipo di relazione che la sessualità smette di essere un tema da evitare e diventa invece una strada per conoscersi meglio.
Cosa fare se il dialogo non è possibile

Non sempre i genitori sono pronti ad ascoltare o a parlare apertamente di sessualità.
A volte evitano l’argomento per imbarazzo, altre volte per paura di “dare il messaggio sbagliato”. In certi casi, il rifiuto può essere netto: “Non se ne parla”.
Ma quando succede, è importante ricordare che non è una colpa, né un destino.
Esistono molte altre strade per ricevere supporto, informazioni corrette e, soprattutto, sentirsi meno soli.
Un’alternativa concreta sono i consultori familiari pubblici, presenti in quasi tutte le province italiane. Qui, si può accedere a colloqui gratuiti con psicologi, ginecologi, ostetriche e sessuologi, anche in forma anonima.
I ragazzi dai 14 anni in su possono recarsi da soli, senza l’autorizzazione dei genitori.
Come indicato dal Ministero della Salute, questi spazi offrono percorsi di educazione alla sessualità, prevenzione delle infezioni sessualmente trasmissibili (IST) e sostegno psicologico in caso di dubbi o difficoltà legate all’identità o alla sfera affettiva.
Esistono anche centri giovani o sportelli d’ascolto nelle scuole, dove educatori, psicologi scolastici o infermieri specializzati possono offrire un primo orientamento.
Alcuni di questi spazi prevedono anche incontri di gruppo tra pari, che sono particolarmente efficaci per normalizzare il tema e ridurre il senso di isolamento nei ragazzi.
Chi preferisce informarsi online può contare su risorse affidabili e curate da professionisti che offrono articoli, video e contenuti su relazioni, emozioni, corpi e desideri, come Mettiche.it.
Anche l’AIED (Associazione Italiana per l’Educazione Demografica) ha una sezione giovani che risponde a domande comuni e propone spazi d’incontro e consulenza gratuiti.
Infine, esistono canali YouTube divulgativi che affrontano i temi con chiarezza, competenza e rispetto.
L’educazione sessuale è un diritto umano fondamentale e deve essere garantita attraverso fonti autorevoli e accessibili, indipendentemente dal contesto familiare.
Il silenzio degli adulti può far male, ma non deve diventare un muro insormontabile.
Cercare aiuto, porre domande, informarsi, sono tutti modi per prendersi cura di sé.
Parlare di sesso è parlare di rispetto, salute e libertà
Parlare di sesso con i genitori non è solo una questione di informazioni tecniche o prevenzione. È un modo per conoscersi, capirsi e costruire relazioni più autentiche.
Quando si riesce a rompere il silenzio, anche con fatica, si apre uno spazio nuovo: uno spazio dove ci si può sentire accolti, dove i corpi non fanno paura e i desideri non sono tabù.
E se il dialogo con mamma o papà non è possibile, questo non significa che si debba restare soli. Esistono alternative, luoghi, persone e risorse che possono aiutare.
Perché la sessualità riguarda tutti: è parte della nostra identità, del nostro benessere e del nostro modo di stare al mondo. Iniziare a parlarne, anche solo con una domanda, è già un atto di libertà.
Sara Susani
Psicologa

Sara Susani è psicologa e psicoterapeuta in formazione. Si occupa di benessere psicologico e comunicazione, unendo pratica clinica e scrittura per rendere accessibili temi complessi legati alla crescita personale.