Nel grande mare della contraccezione è facile perdersi e non conoscere tutto allo stesso modo. Un esempio? Il cappuccio cervicale, un'opzione ben poco nota e, sicuramente, anche poco diffusa.

Ciò non significa che non valga la pena conoscerla. Anzi, la scelta di un metodo contraccettivo si deve adattare alle esigenze di chi lo utilizza.

Proprio per questo ne esistono di vari tipi, ognuno con le proprie caratteristiche e, se vogliamo, anche con dei pro e dei contro.

Il cappuccio cervicale si inserisce nel grande gruppo dei metodi contraccettivi non ormonali: più precisamente si tratta di un metodo barriera che, tra l’altro, viene spesso confuso con il diaframma.

In effetti, i due dispositivi assomigliano davvero molto sia nella forma sia nella modalità di utilizzo.

Si differenziano però per alcuni dettagli, certamente fondamentali, che è bene conoscere.

Da come si può intuire, quindi, il cappuccio cervicale può essere una valida alternativa per chi non tollera gli estrogeni o preferisce una gestione autonoma del metodo contraccettivo o, ancora, per chi è alla ricerca di un sistema riutilizzabile e non permanente.

In un’epoca in cui sempre più persone cercano soluzioni personalizzate, molto spesso orientate anche verso la sostenibilità e la consapevolezza del proprio corpo, è importante riscoprire anche metodi meno noti, che potrebbero rivelarsi adatti a determinate esigenze.

Il cappuccio cervicale rientra dunque in questa categoria: discreto, privo di ormoni, riutilizzabile e, se ben usato, anche relativamente efficace.

Tutto chiaro… o forse no: cos’è questo cappuccio cervicale?

Il cappuccio cervicale è un dispositivo contraccettivo di barriera che viene inserito nella vagina prima del rapporto sessuale con lo scopo di coprire la cervice uterina (ossia il collo dell’utero) e impedire così fisicamente il passaggio degli spermatozoi.

È realizzato in silicone morbido o in gomma e ha una forma a cupola con un bordo rigido che gli permette di aderire e incappucciare il collo dell’utero in modo stabile.

Mentre il diaframma, che è sempre una cupola ma con un diametro più ampio, si appoggia alla parete vaginale e copre l’intera cervice senza aderirvi direttamente, il cappuccio cervicale si ancora più saldamente intorno alla cervice stessa.

Questo fa di lui uno strumento più piccolo e, per forza di cose, più discreto da utilizzare.

Inoltre, a seconda del modello e della conformazione anatomica della persona che lo utilizza, può essere lasciato in sede più a lungo rispetto al diaframma.

Chiaramente, per garantire l’efficacia di questo metodo, molto sta anche nella scelta della misura corretta.

Per essere precis* è quindi opportuno rivolgersi ad un professionista sanitario: il/la ginecolog* è il punto di riferimento ideale per questo tipo di domande e valutazioni e anche l’unico che può prescriverlo.

Modalità d’uso del cappuccio cervicale

L’uso corretto del cappuccio cervicale richiede una certa familiarità con il proprio corpo e anche un minimo di pratica.

Il dispositivo va inserito nella vagina, spingendolo con le dita, prima del rapporto sessuale (da 15 minuti a 40 ore prima) e solo dopo aver applicato una dose di spermicida all’interno della cupola.

Il gel spermicida ha la funzione di aumentare l’efficacia del metodo, agendo come ulteriore barriera chimica contro gli spermatozoi.

Una volta inserito, il cappuccio deve coprire completamente la cervice uterina.

Può rimanere in sede fino ad un massimo di 48 ore (a seconda del modello) ma è essenziale non rimuoverlo prima di almeno 6-8 ore dal rapporto per garantire che eventuali spermatozoi residui siano eliminati dallo spermicida.

Si tratta di un dispositivo riutilizzabile e quindi dopo l’uso, il cappuccio va lavato con acqua e sapone neutro, asciugato e conservato in un contenitore pulito. Se utilizzato e mantenuto correttamente, può durare fino a due anni.

La domanda, a questo punto, è: ma funziona?

C’è da dire che non si tratta di uno dei metodi contraccettivi più efficaci ma, complessivamente, è stato calcolato che il tasso di gravidanza utilizzando il cappuccio cervicale è del 18% con uso tipico (che tiene conto cioè dei principali errori/incertezze nell’utilizzo) nel primo anno, ma potrebbe scendere al 10-13% con l'uso perfetto.

Alcuni fattori possono però contribuire a variare queste percentuali: dopo una gravidanza, ad esempio, a causa della variazione anatomica del collo dell’utero che diventa più morbido, lasso e talvolta svasato (nel senso che rimane leggermente aperto e non si chiude più completamente) la percentuale di efficacia di questo dispositivo diminuisce notevolmente.

Vantaggi e limiti del cappuccio cervicale

Vantaggi cappuccio cervicale

Il cappuccio cervicale offre comunque diversi vantaggi: prima di tutto è un metodo non ormonale ed è quindi particolarmente adatto a chi soffre di controindicazioni agli estrogeni (un metodo non ormonale è infatti privo di effetti sistemici) o a chi semplicemente desidera evitare interferenze ormonali.

Oltre a ciò possiamo dire che è relativamente discreto e, se ben posizionato, non viene percepito dal partner durante il rapporto.

Cosa dire poi del fatto che può essere inserito in anticipo? Questo aspetto permette di mantenere più spontaneità tra i partner durante il rapporto sessuale.

Non sono però finiti qui gli aspetti positivi!

Ce n’è infatti un altro che risalta particolarmente, soprattutto in un’ottica green di rispetto per l’ambiente (e pure pensando al portafoglio!): la possibilità, cioè, di riutilizzarlo.

Con una corretta manutenzione il dispositivo può durare a lungo, risultando anche economicamente vantaggioso nel tempo.

E i limiti? Esistono e sono legati principalmente a due fattori: efficacia ed utilizzo.

L’efficacia del cappuccio cervicale dipende in modo significativo dal suo posizionamento adeguato, dall’uso corretto e costante dello spermicida e dalla scelta della misura più idonea.

In media, la sua efficacia varia tra il 71% e l’86%, con una maggiore possibilità di fallimento in chi ha già avuto un parto vaginale.

Alcune persone, tra l’altro, possono trovare difficile il posizionamento, soprattutto nei primi utilizzi.

È importante ricordare che dal punto di vista anatomico il cappuccio può non adattarsi bene a tutte le conformazioni del collo dell’utero ed è quindi consigliabile una visita ginecologica per verificarne la compatibilità.

È facile da trovare?

In verità non proprio. Anzi, forse questo, alla fine, può essere considerato un altro limite parziale all’utilizzo del cappuccio cervicale come metodo contraccettivo.

In Italia, infatti, questo dispositivo non è molto diffuso e spesso non è disponibile nelle farmacie tradizionali.

Al giorno d’oggi può, però, facilmente essere acquistato online da siti specializzati o tramite prescrizione medica e distribuzione successiva in alcune farmacie fornite.

È importante affidarsi a rivenditori sicuri e richiedere sempre il supporto di un professionista sanitario per valutare il modello e la misura più adeguata.

Tutte queste informazioni ci permettono di fare un breve bilancio sul cappuccio cervicale che, in fin dei conti, può essere una buona scelta contraccettiva per chi desidera un metodo di barriera privo di ormoni, riutilizzabile e relativamente discreto.

Ma bisogna essere consapevoli anche dei numerosi limiti che abbiamo già elencato: in modo particolare è essenziale ricordare che non si tratta di un metodo che garantisce una protezione totale contro le gravidanze indesiderate e che, nonostante faccia parte dei metodi barriera, non contrasta le infezioni sessualmente trasmissibili.

Imparare ad utilizzare il cappuccio cervicale in modo adeguato è comunque il principale parametro per farne un metodo contraccettivo di successo.

Due consigli, comunque, da non dimenticare mai:

  1. per scegliere con consapevolezza il metodo contraccettivo più adatto è comunque sempre consigliabile un confronto con un medico, un'ostetrica* o un/una professionista della salute sessuale.
  2. in caso di rapporti a rischio o uso scorretto di un metodo contraccettivo, è importante sapere che esiste la contraccezione d’emergenza e che questa è disponibile in varie tipologie, tutte da utilizzare il prima possibile per aumentare l’efficacia.

 

Bibliografia

articolo a cura di

Riccardo Federle

Ostetrico

Dott riccardo federle

Ostetrico e referente per il rischio clinico presso l’Ospedale Pederzoli di Peschiera del Garda, è presidente dell’associazione “La Lampada delle Scienze” e collabora con Ciaopeople per la divulgazione scientifica in ambito gravidanza.