Parliamone senza giri di parole: il sesso non te lo eri proprio immaginato così.

Fantasticavi e sentivi raccontare di passioni, piaceri e sensazioni positive. E infatti non era solo un sogno: la tua vita sessuale dovrebbe essere un’esperienza positiva.

Non si tratta di una speranza, ma di un diritto: ti meriti di vivere ogni rapporto e ogni contatto in modo sereno.

Che si tratti di desiderio, piacere, esplorazione o intimità, nessun* dovrebbe viverlo come una fonte di disagio o sofferenza.

Eppure, per tante persone, il momento dell'incontro sessuale si trasforma in qualcosa di completamente diverso: un misto di dolore, ansia, paura e senso di inadeguatezza.

Il problema? Quasi nessuno ne parla. Anzi, spesso si finge che vada tutto bene, si stringono i denti e si pensa: “magari è solo un periodo”, o peggio “forse sono rott* io”.

In realtà, ti stupirà sentirlo, ma non sei la/il sol* a vivere tutto questo!

Il dolore durante i rapporti che molte persone vivono non ènormale”, e ha un nome ben preciso: dispareunia. Una parola poco conosciuta, ma che indica una realtà diffusa.

Non si tratta solo di un fastidio occasionale: è un dolore fisico che può avere ripercussioni anche emotive, relazionali e identitarie. E merita di essere riconosciuto, compreso e affrontato.

Soprattutto, non va minimizzato o ignorato, né da chi lo vive, né da chi ti sta accanto.

Cos’è (davvero) la dispareunia?

La dispareunia è un sintomo: si manifesta come dolore nella zona genitale durante o dopo un rapporto sessuale.

Può essere superficiale, cioè sentito all’ingresso della vagina, oppure profondo, ovvero localizzato più internamente, spesso durante la penetrazione profonda.

Non è una questione esclusiva delle donne cisgender: può colpire persone non binarie, transgender o chiunque abbia una vagina.

Il dolore può variare moltissimo da persona a persona: c’è chi sente un bruciore acuto, chi una fitta, chi una sensazione simile a un crampo o una pressione insopportabile.

A volte è costante, altre volte compare solo in certe posizioni o in certi momenti.

Non c’è un’età specifica in cui compare: può essere presente sin dal primo rapporto, come comparire anni dopo o anche in un periodo specifico della vita.

In ogni caso, non è “solo nella testa”, e non è una questione di sopportazione. È un segnale del corpo che qualcosa non va, e va ascoltato.

Spesso, invece, si resta in silenzio, si stringono i denti, ci si addossa la colpa: così, il dolore sessuale rimane un’esperienza comune, ma spesso invisibile, perché taciuta o minimizzata con scuse tipo “sarà lo stress” o “devo solo rilassarmi un po’”.

Le cause? Più comuni di quanto immagini

La dispareunia non ha una sola origine: può essere causata da una condizione medica, da uno squilibrio muscolare, da un’esperienza emotiva, o da un mix di tutti questi fattori. 

Nei casi meno gravi, il dolore durante i rapporti può essere risolto utilizzando il lubrificante, ad esempio. O dedicandosi di più ai preliminari (come il sesso orale o la masturbazione reciproca). E ancora, cambiando posizione durante il rapporto sessuale.

Nei casi peggiori, la dispareunia può essere sintomo di cause fisiche come:

  • Infezioni vaginali o urinarie, come candida o cistite, che rendono la zona genitale più sensibile e irritata;
  • Endometriosi, una malattia che può provocare dolore pelvico cronico, anche durante il sesso;
  • Vulvodinia, ovvero dolore cronico nella zona vulvare senza una causa evidente;
  • Ipertono al pavimento pelvico e/o vaginismo, contrazioni involontarie dei muscoli del pavimento pelvico che rendono impossibile o dolorosa la penetrazione;
  • Cicatrici post-parto o da interventi chirurgici, che possono alterare la sensibilità e l’elasticità dei tessuti;
  • Secchezza vaginale, che può presentarsi a qualsiasi età, non solo in menopausa.

A volte, anche le componenti psicologiche contano: stress, ansia da prestazione, esperienze sessuali negative, traumi passati, mancanza di desiderio o di connessione emotiva. 

La nostra mente e il nostro corpo parlano la stessa lingua, soprattutto quando si tratta di intimità.

E ricordiamolo: non è detto che ci sia “una sola causa”. Ogni persona è un universo a sé, e spesso per arrivare alla radice del problema serve tempo, ascolto e un approccio multidisciplinare.

Il silenzio fa più male del dolore

Una delle cose più difficili da affrontare, in tutto questo, è il senso di colpa verso se stess*.

Tante persone credono che il problema sia loro. Che non siano “abbastanza” brave, rilassate, desiderabili. Che debbano semplicemente sopportare e non lamentarsi.

In molte culture, inclusa la nostra, c’è ancora l’idea che il sesso sia qualcosa da fare per qualcun altro, non qualcosa che riguarda il nostro benessere.

Quante volte hai sentito frasi come: “è solo nella tua testa”, “magari devi lasciarti andare di più”, “non fare scenate”?

Queste parole lasciano cicatrici invisibili.

Fanno sentire chi soffre ancora più sol*, e spesso portano ad evitare il sesso del tutto, a isolarsi o a vivere relazioni piene di disagio e incomprensioni.

Il messaggio da lanciare, invece, è un altro: parlarne non è debolezza. È resistenza.

Rompi il silenzio, se puoi. Perché il dolore non deve diventare abitudine, e il sesso non deve essere una performance da superare a testa bassa.

Ti meriti di stare bene con l’aiuto di un* professionista

Chiedere aiuto

Spesso, chi soffre di dispareunia si rivolge al medico solo dopo mesi, a volte anche anni, di dolore, ricerche online confuse e tanti “magari mi passa da solo”. Eppure, oggi esistono tantissime figure che possono aiutarti.

Parti parlandone con il/la tu* ginecolog* di fiducia. Meglio se è aggiornat* sulla salute sessuale in modo inclusivo, altrimenti cercane un* più all’avanguardia.

Puoi considerare anche l’opzione di rivolgerti a un* fisioterapista specializzat* in riabilitazione pelvica, o a un’ostetrica che tratta quella zona.

Il personale specializzato esiste, può essere lunga la ricerca, ma ne varrà la pena.

In aggiunta, puoi valutare anche il supporto di un* psicoterapeuta o sessuolog*: esplorare il rapporto con il proprio corpo, il proprio piacere e la propria storia personale è parte integrante della cura.

Le soluzioni possono includere esercizi, creme, trattamenti farmacologici, tecniche di rilassamento, mindfulness, e molto altro.

L’importante è non fermarsi alla prima risposta insoddisfacente. Se qualcuno ti dice “è tutto normale”, ma tu senti che non lo è, hai tutto il diritto di cercare un secondo parere.

E no, non serveessere in coppia” per meritare una vita sessuale sana. Il tuo piacere e il tuo benessere bastano da soli come motivo per cercare aiuto.

Nessun* dovrebbe accontentarsi di un sesso che fa male

Ti lascio con una verità che vale per tutt*: non dobbiamo normalizzare il dolore. Non durante il sesso, non nella vita. Se una parte del nostro corpo ci parla, va ascoltata. E se ci dice che qualcosa non va, merita attenzione e cura.

Il percorso verso una sessualità più serena può essere lungo, certo. Ma ogni passo è prezioso.

Parlarne, informarsi, cercare supporto: tutto questo è parte del cambiamento. Non sei sol* e non sei sbagliat*. E soprattutto: hai il diritto di provare piacere, non dolore.

Un ultimo promemoria, importante quanto il resto: quando si parla di sessualità, la protezione conta sempre.

La contraccezione, che sia preservativo, pillola o altri metodi, non è solo una scelta pratica, ma uno strumento di consapevolezza. Prendersi cura di sé vuol dire anche proteggersi.

Articolo scritto da Arianna Trabalzini.

articolo a cura di

Arianna Trabalzini

Content Creator

Arianna trabalzini

Arianna Trabalzini, laureata in Comunicazione è una Social Media Manager e Content Creator. Attraverso i suoi canali social, racconta la sua esperienza sensibilizzando sulla salute intima e le malattie invisibili.