- Introduzione Introduzione
- Origini e filosofia del sesso tantrico Origini e filosofia del sesso tantrico
- Pratiche e tecniche tantriche Pratiche e tecniche tantriche
- Connessione emotiva e benefici oltre il piacere fisico Connessione emotiva e benefici oltre il piacere fisico
- Il Tantra, il respiro dell’intimità Il Tantra, il respiro dell’intimità
“Non esiste nulla che non sia sacro: il corpo, il desiderio, la passione stessa sono vie di conoscenza.”
Così scriveva Abhinavagupta, maestro tantrico del X secolo, ricordandoci che l’energia sessuale non è un ostacolo, ma una porta verso la consapevolezza.
Il sesso tantrico non è un rituale esotico da consumare, ma un modo diverso di vivere l’intimità: più lento, più presente, più attento.
Nelle tradizioni orientali come il Tantra, il corpo e il piacere sono considerati strumenti di trasformazione spirituale.
In Occidente, secoli dopo, Wilhelm Reich ha aperto un discorso simile: parlava di energia vitale, di respiro e di liberazione, convinto che la repressione sessuale fosse una ferita profonda per l’individuo e la società.
Due mondi lontani, eppure accomunati da un’idea rivoluzionaria: la sessualità non va temuta né nascosta, ma ascoltata e vissuta come forza creativa.
Per capire davvero come il Tantra sia arrivato fino a noi e perché oggi se ne parli tanto, è necessario tornare alle sue radici: alle origini e alla filosofia che lo hanno reso un cammino millenario.
Origini e filosofia del sesso tantrico
La parola tantra deriva dal sanscrito e unisce due radici: tan “tessere, intrecciare” e tra “strumento, mezzo”.
Letteralmente, quindi, tantra significa “telaio”, “trama”, ma anche “strumento di espansione”.
L’idea è quella di un tessuto che tiene insieme corpo, mente ed energia, mostrando come ogni aspetto dell’esistenza sia interconnesso.
Il Tantra nasce in India tra il IV e il IX secolo come insieme di testi (tantra appunto) e pratiche rituali che hanno influenzato profondamente sia l’induismo sia il buddhismo.
A differenza di molte tradizioni che vedevano il corpo come ostacolo alla liberazione, il Tantra lo considera sacro, riconoscendo nell’energia sessuale una delle manifestazioni più potenti della forza vitale (shakti).
L’unione erotica, quando praticata con consapevolezza, diventa simbolo dell’incontro tra polarità – maschile e femminile, materia e coscienza, Shiva e Shakti – e strumento per trascendere l’ego, sperimentando stati più ampi di coscienza.
Dal cuore dell’India le pratiche tantriche si diffusero in Tibet, Nepal, Cina e Giappone, assumendo forme diverse ma conservando un messaggio comune: il corpo non è un limite, bensì la via attraverso cui si può raggiungere la trasformazione spirituale.
L’approdo in Occidente arrivò molto più tardi. Tra XIX e XX secolo i primi orientalisti tradussero testi tantrici, spesso con interpretazioni parziali.
Fu negli anni Sessanta e Settanta, con la rivoluzione sessuale, che il Tantra iniziò a essere conosciuto in versioni semplificate e fortemente legate alla sfera erotica.
In questo contesto, maestri come Osho lo diffusero come pratica di liberazione sessuale, mentre pensatori occidentali come Wilhelm Reich – pur non legati direttamente al Tantra – avevano già posto al centro il corpo, il respiro e l’energia vitale, avvicinandosi a intuizioni simili.
Così è nato ciò che oggi conosciamo come neo-Tantra: un insieme di pratiche di respirazione, meditazione e sessualità consapevole che mescolano insegnamenti orientali e rielaborazioni occidentali.
Una forma più accessibile a noi occidentali, che ha reso il Tantra parte del discorso contemporaneo sulla sessualità, pur con il rischio di smarrire la profondità originaria.
Pratiche e tecniche tantriche
Se il Tantra ha attraversato i secoli come via per la conoscenza e la trasformazione, oggi possiamo raccoglierne l’eredità come strumento vivo, capace di migliorare il benessere personale e la qualità della relazione di coppia.
Non si tratta di imitare antichi rituali, ma di imparare ad abitare diversamente ciò che già ci appartiene: il respiro, lo sguardo, il tocco.
Le pratiche tantriche non sono complicate né esoteriche: al contrario, partono da gesti semplici che spesso dimentichiamo nella fretta della vita quotidiana.
Non servono posizioni elaborate o rituali misteriosi: il Tantra ci invita a trasformare ciò che già facciamo (respirare, guardare, toccare) in strumenti di presenza e connessione.
Il respiro
Il respiro è la chiave di tutto. Inspirare ed espirare lentamente, magari sincronizzandosi con il/la partner, calma la mente e unisce i corpi in un ritmo comune.
È un atto naturale che, se portato alla consapevolezza, diventa danza silenziosa, ponte invisibile tra due o più anime.
Lo sguardo
Incontrare gli occhi dell’altr* senza fretta e senza paura significa lasciare che l’intimità passi oltre la pelle.
Guardarsi non è banale: è scegliere di restare, di non scappare dietro le parole o i pensieri, di riconoscersi davvero.
Il tocco
Nel Tantra il contatto non è mai meccanico né finalizzato: ogni carezza, ogni gesto è un atto di ascolto.
Una mano sulla spalla, una carezza sul volto, un abbraccio prolungato diventano meditazione condivisa.
È l’arte di scoprire che il piacere non è solo negli organi genitali, ma in tutto il corpo, in ogni centimetro di pelle.
Il movimento lento
I movimenti sono lenti, ripetuti, senza l’ansia di arrivare a un traguardo. L’obiettivo non è l’orgasmo, che può accadere o meno, ma il viaggio stesso.
Questo ribalta l’idea di sessualità come corsa contro il tempo: qui la lentezza non è mancanza, ma profondità.
La posizione dello Yab-Yum
Una delle posizioni più conosciute e praticate è lo Yab-Yum (letteralmente “padre-madre”), che rappresenta l’unione degli opposti e l’integrazione delle energie maschile e femminile, presenti in ogni essere umano.
In questa posizione una persona della coppia siede a gambe incrociate e l’altra si siede sopra, fronte a fronte, avvolgendo con le gambe il corpo dell’altr*.
Lo Yab-Yum non è solo una posizione erotica: è un gesto simbolico di equilibrio e sostegno reciproco, dove i respiri si sincronizzano, gli sguardi si incontrano e i corpi si sostengono, come se fosse una meditazione a due.
Se vi va di sperimentare ecco tre pratiche quotidiane per iniziare.
Respiro a specchio: sedetevi un* di fronte all’altr* e iniziate a respirare senza forzare, cercando di accordare i vostri ritmi. Bastano cinque minuti per sentire una connessione diversa, più profonda.
Abbraccio consapevole: abbracciatevi restando ferm*, senza parlare, per almeno tre minuti. Concentratevi sul calore, sul contatto, sull’energia che scorre. Non è un semplice gesto affettuoso, ma un esercizio di presenza.
Sguardo silenzioso: guardatevi negli occhi senza distrazioni per due o tre minuti. Potrà sembrare imbarazzante, ma superata la resistenza iniziale si apre uno spazio di intimità nuova, che non ha bisogno di parole.
Le pratiche tantriche ci insegnano che non si tratta di “fare” qualcosa di diverso, ma di “stare” in modo diverso: più presenti, più attent*, più disponibili a sentire.
La lentezza non è un ostacolo al piacere: è il terreno su cui il piacere fiorisce. E proprio da questa nuova lentezza nasce lo spazio per una connessione più intima e profonda, quella che va oltre il corpo e apre la porta alla vera essenza del Tantra: la relazione emotiva e spirituale tra due persone.
Connessione emotiva e benefici oltre il piacere fisico
Nel Tantra, la connessione emotiva diventa il cuore della pratica: non si tratta solo di unire i corpi, ma di intrecciare energie, vulnerabilità, silenzi.
Stare insieme in modo tantrico significa concedersi di essere visti e accolti, senza maschere né difese, lasciando che l’intimità nasca da una presenza autentica.
Questa dimensione porta a scoprire un piacere che va oltre la carne.
Guardarsi negli occhi, respirare insieme, accarezzarsi con lentezza non genera soltanto eccitazione: apre la porta a stati di calma profonda, fiducia reciproca e senso di appartenenza.
In un mondo che spesso riduce il sesso a performance, il Tantra restituisce dignità alla tenerezza, alla vulnerabilità e al contatto emotivo. E i benefici non si limitano alla sfera sessuale.
La pratica costante del Tantra può:
- ridurre lo stress, grazie al ruolo centrale della respirazione consapevole;
- rafforzare la comunicazione nella coppia, perché invita a parlare meno e ascoltare di più;
- accrescere la fiducia, creando spazi di intimità dove sentirsi al sicuro;
- favorire la regolazione emotiva, insegnando a stare nell’attesa e a tollerare la lentezza.
Molte coppie raccontano che, attraverso il Tantra, imparano a conoscersi di nuovo, a riscoprire il/la partner non come presenza scontata, ma come mistero da contemplare.
In questo senso, il sesso tantrico non è soltanto una pratica erotica, ma un percorso di crescita personale e relazionale.
Il piacere, allora, diventa strumento e non fine: una via per accedere a uno stato di benessere più ampio, che nutre la mente e il cuore tanto quanto il corpo.
Come scrisse Osho: “il Tantra ti insegna ad amare con totalità, non con frammenti.”
È proprio in questa totalità, fatta di corpo, emozioni e spirito, che risiede la promessa più grande del Tantra: trasformare l’intimità in un’esperienza di cura reciproca, crescita e libertà condivisa.
Il Tantra, il respiro dell’intimità
Il sesso tantrico ci ricorda che l’intimità non è una gara né un copione da recitare, ma un’arte da coltivare con lentezza e dedizione.
Non servono rituali spettacolari né corsi dai nomi altisonanti: il Tantra autentico nasce da gesti semplici, da un respiro condiviso, da un abbraccio che dura più a lungo del solito.
Purtroppo, attorno a queste pratiche si è creato un mercato che spesso promette scorciatoie miracolose o spettacolarizza ciò che, in realtà, è profondamente intimo e personale.
È importante distinguere tra chi mercifica e chi, con rispetto, cerca di custodire l’essenza di questi insegnamenti millenari.
Nelle consulenze di coppia utilizzo spesso questi principi: non come ricette magiche, ma come strumenti per ritrovare presenza, ascolto e piacere reciproco.
Ho visto partner che, attraverso un “semplice” esercizio di respiro o uno sguardo silenzioso, riscoprivano un’intimità che credevano perduta.
Il Tantra non chiede di diventare qualcun altr*: ci invita a tornare a noi stess*, al corpo come tempio, al piacere come linguaggio, alla relazione come spazio sacro.
Un invito, dunque, a rallentare, a restare, a celebrare il mistero dell’incontro.
Giulia Grechi
Consulente Sessuale
Dottoressa in Riabilitazione Psichiatrica presso la facoltà di medicina e psicologia La Sapienza, con specializzazione in Consulenza Sessuale conseguita a la Scuola di Sessuologia e Psicologia Applicata.