- Introduzione Introduzione
- Le 4 dimensioni dell’identità sessuale Le 4 dimensioni dell’identità sessuale
- Cos'è il sesso biologico Cos'è il sesso biologico
- Cos'è l'identità di genere Cos'è l'identità di genere
- Cos'è l'orientamento sessuale Cos'è l'orientamento sessuale
- Differenze tra identità di genere e orientamento sessuale Differenze tra identità di genere e orientamento sessuale
- Sovrapposizioni e similitudini Sovrapposizioni e similitudini
Il mondo non è da dividere in pecore e capre. Non tutte le cose sono bianche o nere.
Alfred KinseyCon queste parole Alfred Kinsey, uno dei primi ricercatori a studiare la sessualità umana, ha espresso un concetto che ancora oggi è fondamentale: la sessualità delle persone non può essere ridotta a schemi rigidi o a semplici dualismi.
L’orientamento sessuale e l’identità di genere sono dimensioni fluide, che riflettono la diversità e la complessità della natura umana.
Anche se per anni la società ha cercato di incasellare queste realtà in concetti prestabiliti: maschio o femmina, eterosessuale o omosessuale.
Oggi, sappiamo, o abbiamo sentito dire, che tutto questo è molto più complesso e sfaccettato.
Kinsey introduce l’idea di continuum, ricordandoci che le esperienze e le identità delle persone sono fluide e uniche.
Il concetto di identità di genere si è evoluto, andando oltre le semplici categorie legate al sesso assegnato alla nascita (sesso biologico).
In questo articolo, esploreremo come orientamento sessuale e identità di genere si intrecciano e si collocano lungo uno spettro ampio e diversificato.
Rifletteremo sull'importanza di superare le etichette rigide e di adottare un approccio più inclusivo, che riconosca e celebri la complessità delle identità umane.
Facciamo chiarezza: le quattro dimensioni dell’identità sessuale
Per comprendere, appieno, concetti come l’identità di genere e orientamento sessuale è fondamentale partire dalle basi e fare chiarezza sui termini chiave.
L’identità sessuale è un costrutto composto da quattro dimensioni:
- sesso biologico
- identità di genere
- espressione di genere
- orientamento sessuale.
Queste sono indipendenti, ma si intrecciano tra loro in modi unici per ciascun individuo, contribuendo a definire chi siamo e come ci relazioniamo con il mondo.
Cos'è il sesso biologico
Ci si riferisce alle caratteristiche fisiche e biologiche con cui una persona nasce. Includono l’assetto cromosomico, ormonale e gli organi genitali.
Se alla nascita il neonato ha il pene e testicoli verrà definito maschio, mentre se avrà vagina e vulva si dirà che è una femmina
Esistono, tuttavia, anche condizioni intersessuali, ovvero persone che nascono con caratteristiche di entrambi i sessi, ad esempio possono essere dotati dalla nascita di organi riproduttivi di entrambi i sessi, oppure non completamente definiti.
Il sesso biologico è il punto di partenza per la comprensione dell’identità di genere, ma non determina in modo univoco l’identità di una persona.
Eppure, in tutto il mondo, si continua ad organizzare i famosi “gender reveal party”, che di fatto non rivelano il genere, ma semplicemente il sesso biologico del/la nascitur*, oltre a essere un tripudio di stereotipi di genere, ma questa è un’altra storia!
Andiamo avanti…
L’identità di genere rappresenta il modo in cui una persona percepisce e vive il proprio sé, al di là del sesso biologico.
Per alcune persone, questa percezione corrisponde al sesso assegnato alla nascita. In questo caso, si parla di cisgender (o solo “cis”).
Ad esempio, una persona nata con caratteristiche biologiche femminili che si identifica come donna è una cisgender.
Per altre, invece, il genere non coincide con il sesso biologico e queste persone si definiscono transgender.
Ad esempio, un uomo transgender può essere nato con caratteristiche biologiche femminili, ma identificarsi e vivere come uomo.
Poi, esistono anche identità che superano completamente i confini e la dicotomia “uomo-donna”.
Sono le identità non binarie, termine ombrello perché sono un vasto spettro che comprende esperienze diverse, tra cui...
Genderqueer
Coloro che rifiutano o sovvertono le categorie binarie tradizionali.
Ad esempio, una persona genderqueer si identifica con un mix di tratti maschili e femminili, senza sentirsi completamente uomo o completamente donna.
Potrebbero preferire un abbigliamento che sfuma i confini tra i generi, come mescolare elementi tradizionalmente associati al maschile e al femminile, o usare pronomi neutri “they/them” o adesso anche al singolare “ze/zir”;
Genderfluid
Per chi sente che il proprio genere è dinamico e cambia nel tempo o nelle situazioni. Una persona che si sente donna in alcuni giorni, uomo in altri, e neutra in altri ancora.
Questa identità può riflettersi nell’abbigliamento o nell’utilizzo di pronomi, ad esempio potrebbe preferire il pronome “lei” oggi e “lui” domani.
Pangender
Per chi abbraccia una molteplicità di generi. Immagina qualcun* che si sente in armonia con molti o tutti gli altri generi.
Potrebbero identificarsi come donna, uomo, e non binario simultaneamente, e vivere la loro identità come una somma inclusiva di esperienze diverse.
Il loro linguaggio di genere, il modo di vestirsi o comportarsi potrebbe mescolare questi aspetti in un’unica rappresentazione.
Agender
Per chi non si identifica con alcun genere o si sente al di fuori delle definizioni tradizionali.
Una persona agender potrebbe dire di non sentire alcun legame con i concetti di genere, vedendosi semplicemente come una persona, senza bisogno di identificarsi come uomo, donna o altro.
Potrebbe preferire pronomi neutri, come “they/them”, e optare per un espressione di sé non legata a stereotipi di genere.
L’identità di genere non è solo una dimensione personale: è anche una questione politica
Rivendicare un’identità diversa, come quella di una persona non binaria o genderqueer, non è solo un atto di affermazione personale, ma una sfida a un sistema sociale che per secoli ha imposto rigide categorie di genere.
Questi binari “uomo” o “donna”, “maschile” o “femminile”, non sono naturali, ma costruzioni culturali che hanno giustificato esclusioni, oppressioni e disuguaglianze.
Per molti, dichiarare la propria identità fuori da queste regole è quindi un atto di libertà e resistenza, che mette in discussione un sistema di potere che lega il valore delle persone a ciò che appare evidente alla nascita.
Non si tratta solo di essere riconosciuti per ciò che si è, ma di creare una società più inclusiva, capace di accogliere la diversità e celebrare ogni identità come unica.
Dott.ssa Giulia GrechiCos'è l'orientamento sessuale
Attrazione, potrebbe essere la parola chiave da considerare quando parliamo di orientamento sessuale, ma vediamo meglio come funziona.
La S.I.S.E.S., Società Italiana di Sessuologia ed Educazione Sessuale, definisce l’orientamento sessuale come “la direzione persistente del desiderio e del comportamento sessuale verso persone del sesso opposto, dello stesso sesso, di entrambi i sessi o verso nessun sesso”.
Questa attrazione può esprimersi su più livelli: attrazione sessuale, legata al desiderio fisico o all’interesse erotico verso qualcun*; l’attrazione romantica o emozionale, che si manifesta come il desiderio di costruire un legame affettivo o una relazione sentimentale, indipendentemente dalla componente fisica.
I tipi di orientamento sessuale riflettono poi le diverse direzioni che queste attrazioni possono prendere.
L’eterosessualità è l’attrazione verso persone del sesso opposto, mentre l’omosessualità se questa è verso le persone dello stesso sesso.
Ma esistono anche altre forme di attrazione e orientamento sessuale.
Per esempio, l’orientamento “bisessuale”, è l’attrazione verso persone dello stesso sesso, ma anche verso il sesso opposto.
La pansessualità, è l’attrazione indipendentemente dal genere, perché rivolta alla persona nella sua interezza.
L’orientamento “asessuale”, invece, viene descritto come la condizione di chi non prova attrazione sessuale verso altre persone.
È un orientamento sessuale di cui si parla per la prima volta nel 1948 fra le pagine del celebre studio effettuato dal biologo e sessuologo Alfred Kinsey, “Sexual Behaviour in the Human Male”, e che, oggi, mostra dati di crescita significativi.
È un orientamento spesso frainteso, che merita attenzione, perché una persona asessuale può non provare desiderio sessuale, ma comunque provare attrazione romantica o emozionale.
Alcune persone asessuali infatti, desiderano relazioni profonde e significative, senza sentire la necessità di una componente sessuale.
La comunità asessuale parla così di spettro asessuale, per sottolineare la varietà di esperienze, che possono includere forme occasionali di attrazione sessuale o preferenze specifiche, ad esempio i demisessuali (o sapio-sessuali), che provano attrazione solo se esiste un forte legame emotivo.
L’orientamento sessuale, quindi, è riconoscere e rispettare la complessità delle relazioni umane.
Non si tratta solo di chi desideriamo, ma anche di come amiamo e ci connettiamo con gli altri.
Differenze tra identità di genere e orientamento sessuale

Ora, prenditi un attimo per respirare!
Lo so, sono state dette un sacco di cose: identità, orientamenti e termini che forse non avevi mai sentito.
È normale sentirsi un po’ confusi, perché per troppo tempo questi temi sono stati relegati alle persone direttamente coinvolte, o ai professionisti del settore psicologico e sessuologico-relazionale, e le informazioni chiare e accessibili erano rarissime.
Ma il mondo, in questo senso, sta cambiando e informarsi diventa un po’ come imparare una lingua nuova: all’inizio è complicato, ma poi ti accorgi che è il primo passo per rendere il mondo un posto più accogliente.
Quindi, la definizione dell’identità di genere tocca le corde più profonde della nostra anima, è come ti percepisci e come vuoi essere riconosciuto.
L’orientamento sessuale, invece, ha a che fare con chi ti attrae, sia romanticamente che sessualmente (può essere qualcun* dello stesso genere, di un genere diverso, di tutti i generi, o di nessun genere).
Sono due dimensioni indipendenti ma che insieme raccontano molto di chi siamo.
Un sondaggio effettuato da Ipsos lo scorso anno e pubblicato per il Pride Month, condotto in 30 nazioni del mondo, ha visto oltre 22.500 persone di età compresa tra i 16 e 74 anni esprimersi su orientamento sessuale e identità di genere, registrando un sensibile aumento nella percezione e nella visibilità LGBTQI+.
Ne è emerso che in Italia, il 9% della popolazione si dichiara LGBTQI+; il 2% si definisce omosessuale, il 3% bisessuale, l’1% pansessuale-omnisessuale e l’1% asessuato, mentre al 4% si definisce transgender/genderfluid/non-binario.
Sovrapposizioni e similitudini
L’esperienza di ognuno di noi, che è sempre estremamente unica, è ciò che fa la differenza: non siamo ghettizzabili, non vogliamo essere una definizione, né una categoria.
Che cos’è, in fondo, la diversità?
Solo quando saremo consapevoli del fatto che ognun* di noi è unic* e differente, potrà finalmente perdere senso un discorso basato sull’accettazione della differenza.
Non ci sono differenze da accettare, ma semplicemente differenze da esprimere.
Dott.ssa Giulia GrechiLa parola “queer” in lingua inglese significa “bizzarro, strano”: è una parola antica, utilizzata per la prima volta in senso dispregiativo nell’Ottocento nei confronti degli omosessuali.
Oggi, diventa “orgoglio queer”, capacità di andare controcorrente, osare, avere il coraggio di diventare ciò che siamo.
Tanto che proprio la Biennale d’Arte di Venezia 2024 è stata presentata come la prima Biennale queer, per la sua volontà di celebrare il marginale: la ricerca artistica di chi sa lavorare nell’ombra ma non cede, mai, rispetto all’onestà e alla verità di ricerca di sé.
Ecco, di questo abbiamo bisogno: celebrare la nostra unicità e, prima di tutto, accettarla.
Abbiamo bisogno di coraggio, quello vero, per metterci di traverso - altro significato del termine "queer" - davanti ai pregiudizi e alle convinzioni che ci imprigionano.
Essere “pride” significa avere uno stile di vita capace di ispirare e trasformare il mondo intorno a noi, un passo alla volta!
La bellezza, che spesso però chiamiamo “diversità” non è altro che l’unicità di ciascun*, e riconoscerla, ma anche conoscerla, è il primo passo verso una società più inclusiva.
Non significa sottolineare ciò che ci separa, ma celebrare la ricchezza di ciò che ci rende umani: sfumature, somiglianze e differenze che, intrecciandosi, formano una comunità più forte, più empatica, ma soprattutto più vera.
Articolo scritto dalla Dott.ssa Giulia Grechi.
Giulia Grechi
Consulente Sessuale
Giulia Grechi, Dottoressa in Riabilitazione Psichiatrica presso la facoltà di medicina e psicologia La Sapienza, con specializzazione in Consulenza Sessuale conseguita a la Scuola di Sessuologia e Psicologia Applicata. Esperta in educazione sessuale, mi dedico a fornire informazioni e strumenti per promuovere una maggiore consapevolezza e benessere sessuale, con un approccio empatico e scientifico.