La Clamidia è una delle malattie sessualmente trasmesse più comuni in Europa. La mancata diagnosi può determinare gravi effetti per la funzione riproduttiva femminile.

La Chlamydia trachomatis o più semplicemente Clamidia è un piccolo batterio gram negativo responsabile di una delle malattie sessualmente trasmesse più comuni in Europa. Le infezioni da Chlamydia trachomatis sono più frequenti in età adolescenziale o prima età adulta, ossia prima dei 25 anni di età.

La prevenzione della Clamidia si effettua utilizzando il preservativo ad ogni rapporto sessuale.

La Chlamydia trachomatis si acquisisce attraverso rapporti sessuali non protetti ed è spesso asintomatica (nel 70% dei casi nelle donne): il più delle volte, infatti, non viene percepita e quindi diagnosticata. La mancata diagnosi può determinare gravi effetti a lungo termine per la funzione riproduttiva femminile.

La Chlamydia trachomatis comporta solitamente un’infezione del collo dell’utero (detta anche cervicite) più raramente un’infezione delle prime vie urinarie (uretrite), ma, come accennato, se non scoperta e curata in tempo, le conseguenze più serie possono essere a carico dell’utero, delle tube etc. L’infezione più generalizzata, estesa anche agli altri organi sessuali interni femminili, è molto più rara ed è chiamata Malattia Infiammatoria Pelvica e comporta, ad esempio, un’alterata funzione delle tube, cui possono far seguito, a lungo termine, infertilità e gravidanze extrauterine. Anche la Malattia Infiammatoria Pelvica non ha sintomi specifici, che dipendono dalla sua gravità ed estensione, ma possono comparire vaghi dolori al basso ventre, o senso di pesantezza, o dolore profondo durante i rapporti. La Chlamydia trachomatis può essere trasmessa al neonato durante il parto, causando una congiuntivite neonatale, o anche un’infezione delle mucose orofaringee o genitali e, più raramente, una polmonite nei primi 3 mesi.

Appare perciò fondamentale ricercare e, successivamente, trattare la Chlamydia trachomatis anche in gravidanza per evitare conseguenze per il nascituro.

Benché non sia facile sospettare un’infezione da Chlamydia trachomatis, in realtà diagnosticarla è semplice, attraverso dei test altamente sensibili e specifici. Anche la terapia è rapida: basta un antibiotico prescritto dal medico. Per evitare re-infezioni è ovviamente opportuno valutare e trattare anche il partner ed astenersi dai rapporti sessuali non protetti per almeno 7 giorni dall’inizio della terapia antibiotica.

Prima di ricorrere ad accertamenti diagnostici ed eventuali trattamenti si deve sempre consultare il ginecologo. È bene ricordare che la prevenzione è sempre una mossa vincente: i rapporti protetti con un contraccettivo di barriera (preservativo) tutelano non solo dalla possibilità di infettarsi con la Chlamydia trachomatis, ma anche con molti altri batteri e virus che possono trovarsi nell’area genitale.
La prevenzione è un semplice gesto, che può evitare molte complicazioni e, soprattutto, consente di vivere serenamente il rapporto con l’altro.

Redazione Mettiche

Ultimo aggiornamento: 21 febbraio 2020

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