Con il termine dismenorrea si indica una mestruazione accompagnata da dolori acuti nella parte bassa dell’addome e della schiena. Spesso a questi dolori si associano anche cefalea, nausea e vomito.
Si tratta un disturbo molto frequente, che può avere un’intensità e una durata molto diverse da donna a donna, ma che può interferire pesantemente sulla qualità della vita, rendendo impossibile svolgere le normali attività.
Spesso alla base della dismenorrea non vi alcuna causa o patologia specifica.
In questo caso si parla di dismenorrea primaria. Questa forma è legata ai cambiamenti ormonali e, in particolare, a un’eccessiva produzione di prostaglandine. Le prostaglandine sono sostanze prodotte dal nostro organismo che provocano contrazioni dell’utero, scatenando il dolore.
La dismenorrea può essere anche un sintomo legato a patologie dell’apparato riproduttivo, come endometriosi, infiammazioni pelviche, fibromi e polipi dell’utero, infezioni o restringimenti della cervice uterina. In questo caso si parla di dismenorrea secondaria.
Per la forma primaria il medico potrà consigliare i FANS (anti-infiammatori non steroidei). L’accorgimento è quello di assumere le compresse non appena compaiono i primi dolori, senza aspettare che essi diventino forti. Ciò consente di bloccare subito la produzione di prostaglandine. In alcuni casi la terapia con antidolorifici non è sufficiente, e il dolore e gli altri sintomi non scompaiono. In questi casi di solito si ricorre agli estroprogestinici orali, cioè alla pillola.
È dunque importante che chi ne soffre si sottoponga ad accertamenti medici.
La diagnosi prevede una visita ginecologica, durante la quale la paziente deve descrivere i sintomi avvertiti. La visita è spesso accompagnata da un’ecografia transvaginale.
Redazione Mettiche
Ultimo aggiornamento: 31 marzo 2020
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